E lu me amù. Canti dal mondo per Cianpicùl

Dopo una formazione con diverse maestre sulla relazione tra canto tradizionale e performance, Camilla Dell’Agnola e Valentina Turrini, nella ricerca di O Thiasos TeatroNatura, approfondiscono un proprio progetto sui canti di tradizione di diverse parti del mondo nei luoghi naturali. Il patrimonio dei canti orali, nati e poi cantati per secoli nella natura, lascia un'eredità che permette di indagare la connessione tra la presenza di chi canta e la vita che sgorga intorno. Con un lavoro percettivo e corporeo, le artiste incontrano le differenti qualità acustiche e morfologiche del luogo attraverso ''il gesto vocale''.

La performance E lu me amù nasce per Pianpicollo Selvatico e la sua natura e debutta nel luglio del 2014 dopo un periodo di residenze, i Cantieri Immateriali, nelle quali le artiste hanno incontrato il luogo nelle differenti stagioni, del giorno e della notte. La natura si esprime in una molteplicità di forme in continua variazione che risuonano nell’anima. L'esito di questo lavoro di ricerca perciò non poteva essere un’azione cantata da rappresentare, ma piuttosto un'indagine alla presenza del pubblico, camminante e testimone silenzioso sull'erba del campo o sul tappeto di foglie nel bosco, in ascolto di come essere pienamente nel canto e nello stesso tempo scomparire per lasciar cantare il paesaggio. 

Attraverso un percorso che si snoda tra colline, terrazzamenti, boschi, sentieri con muri a secco di pietre antiche e vasti campi aperti, la performance itinerante E lu me amù, circonda così il borgo di Pianpicollo Selvatico, offrendo una notevole varietà di paesaggi sonori e di acustiche sperimentate con la luce e con il buio.

Durante il primo periodo di ricerca, nel dicembre 2013, esplorando il territorio intorno alla borgata, le artiste individuano alcune zone con esposizioni e caratteristiche molto differenti tra loro. Nascono nuclei tematici e successivamente  dei ‘quadri performativi’ con canti, timbriche, qualità vibratorie vocali specifiche. Armonie e ritmi che possono variamente dialogare con l'acustica e il paesaggio sonoro presente. Si vanno delineando così le tappe di quello che sarà il sentiero dei canti di Pianpicollo Selvatico. 

Parallelamente alla ricerca corporea e vocale nel luogo, le artiste incontrano a Prunetto due anziani custodi di memorie e sapienze: Maggiorino, che racconta con occhi vivaci di amori giovanili e canti di maggio e cantaj'euv che attraversavano colline, da una cascina all'altra e il Bravom, cantastorie vigoroso che narra dei Balli a palchetto, della passione per la musica, il dialetto, gli antichi saperi che sono la ''cultura'' da non perdere ma da trasformare e rivitalizzare continuamente. Ma soprattutto hanno la fortuna di incontrare Anita, pastora e contadina che ha abitato nella limitrofa borgata di Pianpicollo Domestico con suo marito Gepino. Amando profondamente quei luoghi pieni di ricordi e racconti, ora che non li abita più, conserva nella sua voce e nei canti delicati e vibranti, quelle infinite variazioni di colori, luci, profumi, nei quali è stata immersa ed ha vissuto per molti anni.

L'incontro con la ricchezza di quella ''natura umana'', di quei ''paesaggi vocali'', di quelle voci antiche di donne e uomini che hanno abitato a lungo quelle alte colline, accompagna e ispira la ricerca delle artiste nella creazione della performance. 

Così in meno di un anno si compone un repertorio di canti che spazia dalla vicina Liguria, al Piemonte, all'Appennino emiliano, al Salento per arrivare fino all'Ungheria, la Georgia e alle montagne dei Carpazi. La nostalgia per il mare aldilà delle montagne nella ballata ligure E lù me amù è metafora dell'amore lontano e dà il titolo all’intera performance.

Un altro posto che ha arricchito la ricerca delle artiste è la Chiesa di Santa Lucia nel vicino borgo di Valdame. Nella giornata di Santa Lucia, il 13 dicembre, la piccola comunità degli abitanti raggiunge la chiesetta a piedi e si ritrova a festeggiare davanti all'antico forno oggi coperto d'edera. Gli artisti del collettivo di Pianpicollo selvatico durante una residenza si sono aggiunti creando una piccola azione rituale per celebrare insieme l’arrivo dell’inverno. Nei mesi successivi sono stati registrati alcuni canti del repertorio per la particolare acustica e l'affetto per questo piccolo luogo fresco e silenzioso che ha generato speciali ‘cure’ e altre esplorazioni tra canto e memorie.

back to project